domenica, aprile 27, 2014

Guida galattica per cauti teppisti

"Non sono razzista ma" sono razzista. È vero che mi fate tutti schifo uguale ma alcuni di voi mi fanno più schifo degli altri.
Gli zingari, per dire, mi fanno mediamente molto schifo: poi, vabbè, c'è Stochelo Rosenberg, però lui è l'eccezione, un po' come la versione zigana dello zio truzzo che anima le feste con la marcia in più della chitarra e della bastardissima For Sephora.
Dicevo, non sono razzista ma ho firmato una petizione contro degli zingari che si sono accampati nella mia zona: vedere pisciare con disinvoltura per strada un trippone mezzo addormentato alle dieci di mattina crea un turbinio di emozioni che assumono in prevalenza le tinte della violenza fisica e dello schifo in salsa di sgomento.
Praticamente è orribile come lavorare a stretto contatto con altre persone, con la differenza che la parte in cui rimani (F4) basito si accorcia sempre più e la mente processa tutto come un continuo orrore, tipo la fine de Il corvo (il film): in altre parole, cosa succederebbe se Hannibal Lecter ed il signor Paviglianiti fossero chiusi forzosamente nella stessa stanza? Credo che Annibale avrebbe la peggio, almeno psicologicamente.
E comunque, perché ieri un altro "apolide moldavo" che ha prescoattivamente ha esatto una performance di Dragostea non mi stava particolarmente simpatico? Sarà il fatto che le costrizioni mi infastidiscono? O ancora il fatto che era decisamente troppo vicino indossando solo un paio di mutande (è questa la mia segreta speranza) e un impermeabile sopra? O forse i piedi scalzi con unghie ferine, ricurve e dai colori autunnali? La bottiglia di vetro di birra in mano? Il nasino all'insù, ma anche di lato, per via delle mazzate?
L'abito non fa il monaco, però checcazzo.
Provaci, provateci: trasformare la rabbia e lo schifo in delizioso e reazionario sfottò sarebbe comunque un passo avanti.

lunedì, aprile 21, 2014

Bignè, done that

Sono fortunato: ho conosciuto creativi, artigiani, artisti e genii.
Pasqua è passata ascoltando il nuovo disco di brava gente con cui ho condiviso la tavola, leggendo le tavole di un amico.
In un paio di mesi ho visto suonare dal vivo probabilmente gli ultimi musicisti ad avermi ispirato ed entusiasmato prima che la raffinata arte del rammendo giocasse un così importante ruolo nella mia vita.
Restano i morti (e loro vabbè) e quelli che hanno chiuso per "cessata attività": in quest'ultimo caso però c'è ancora spazio per piccoli miracoli/botte-di-culo, e si spera che uno di questi si verifichi nel giro di un mese.
Mi resta poco o nulla da ascoltare e vedere dal vivo, e sogni nel cassetto non credo di averne più: me li avete succhiati via tutti uno ad uno; non ci fosse il carcere vi disintegrerei le facce a pugni, bastardi che non siete altro.

Oggi, in controtendenza con me stesso riprendo in mano la mia Grace - credo che sia passato più di un anno dall'ultima volta che l'ho tirata fuori dalla custodia. Scimmiotto Charlie Christian e Benny Goodman.
Fuori ha smesso di piovere.
Questo post è adolescenziale pure più di quel che scrivo di solito, ma chi se ne fotte. Zerocalcare, me fai mori' ma "la doccia è un hobby borghese come il jazz" un cazzo.
Guardo alla Second Line, penso a Ciprì e Maresco: Palermo come New Orleans? Tutto può essere.

Studio studio studia, lavoro lavoro lavora, corro corro corri.
Oggi, fottetevi tutti: non sono un cazzo di nessuno io, figuratevi voi.