lunedì, maggio 18, 2015

La prestidigitalizzazione

A pensarci bene la gente che ti chiede in prestito film e album è un male sociale quasi debellato. Per chi come me ha una sana sfiducia mista a disprezzo nei confronti del prossimo, questa è la cosa più utile di tutto 'sto baraccone della smaterializzazione dei contenuti, considerato che prima l'unico fenomeno a cui assistevo era la smaterializzazione della mia roba per mano di gente che manco David Copperfield. Il comunismo hardcore non fa per me, e delle mie cose sono così geloso che non so ancora se fosse più divertita o spaventata quella persona che una volta aveva finto di riordinare i miei dischi "in ordine cromatico".
Ad ogni modo, breve lista dei gone but not forgotten:
- il cd di Staring at the sea dei Cure (che era 'na raccolta e di antologie non ne compro mai, ma l'unico negozio di musica di Orano solo quello aveva, e Charlotte sometimes su supporto fisico mi manca ancora oggi);
- il CD- ROM di Dungeon Keeper, prestato alle medie e mai più rivisto: qui le leggende narrano ci sia stata la catena di prestiti non autorizzati dal proprietario più lunga della storia dell'umanità (avete presente quando si presta qualcosa a qualcuno, e questo qualcuno senza neanche menzionare la cosa inizia a disporre di cose non sue prestandole ai cugini iraniani ed ai compagni di catechismo? se ci penso divento 'na bestia: potrebbero girarci sopra il quinto Indiana Jones per scoprire dove geyser sia ora quel gioco, tipo la ricerca del Sacro Graal - spero che adesso la mia copia sia tra le mani di Ratzinger, e che si diverta schiaffeggiando gli imp e guardando dalla torre del male come se fosse ancora affacciato su piazza San Pietro);
- il doppio DVD dei Led Zeppelin da cui avevo imparato a suonare Bron-y-aur stomp: strapperò le basette un pelo alla volta al batterista che voleva documentarsi su Bonzo;
- i primi dieci numeri della prima edizione di Vagabond, oggetto di appropriazione indebita da una persona che oggi scrive libri di diritto processuale penale, ironia della sorte;
- Baldur's Gate, edizione in sei CD, prestata e restituita dopo tenace insistenza e corrispondenza strappalacrime come neanche il rapimento Moro, anche qui con esito tragico: penso che l'imbecille che li ha avuti tra le mani si sia divertito così tanto che ad un certo punto abbia tentato di averci un rapporto carnale, visto che non mi spiego in altro modo i graffi profondi e le macchie lattiginose sulla superficie di lettura;
- L'albero di Jovanotti, che non posso dire manco se è trash o se è un capolavoro perché l'ho ascoltato due volte appena uscito, pagandolo trentaseimila lire, prima che mia cugina lo usucapisse senza che potessi mai chiederne la restituzione: machiavellicamente aveva ricambiato con una audiocassetta con un pastone di brani di Mellon Collie gettandomi in una prigione di rabbia non esprimibile e disperazione - "Questo è l'ombelico del mondo e noi stiamo già ballando!" - "Oh scusate il ritardo, non sapevo. Mi raggomitolo in quell'angolo lì e se avete bisogno di qualcuno che abbia voglia di prendere a colpi di punteruolo sulla carotide gente a caso, chiamatemi".
- il  manualone di Vampire: The dark ages (questo è per nerd d'annata, non gli occhialuti) imprestato e restituito anche qui molto dopo, con la particolarità che il volume è ritornato da me in comode dispense anziché in un volume unico: la rilegatura a colla era totalmente saltata per cui la copertina in cartoncino era diventata una sorta di raccoglitore di gruppi di fogli tenuti insieme da filamenti di spago: praticamente ci si poteva fare una collana Hobby&Work/Del Prado ("ricostruisci il manuale di un gioco di ruolo per disadattati degli anni '90 in scala 1:1 - con il primo fascicolo la scheda del personaggio, un dado a dieci facce ed un catalogo di Postalmarket").