lunedì, gennaio 26, 2015

Oggi

Oggi è già ieri.
Ho fatto la spesa per la settimana: poche cose.
Ho suonato un po' Lilin con Claire: è da mesi che ha un'accordatura non ortodossa ma logica che non serve a nulla se non a frustrarmi le rare volte che suonicchio, giusto perché un po' di stortura ci vuole ovunque, pure nel piacere.
Ho corso quando la nebbia s'è diradata, pensando alla bocca secca, ai fatti impeditivi modificativi ed estintivi, al ginocchio.
Ho guardato i Griffin aspettando il boiler per la doccia.
Ho ascoltato Old rottenhat in loop, e ho lavato il bucato a mano.
Ho buttato un paio di scarpe Lacoste a cui tenevo e con cui ho camminato fino a sfondarne sia la suola che la tomaia.
Ho comprato La settimana enigmistica, immancabilmente.
Ho comprato due album di Oren Bloedow ed uno degli Unsane praticamente ad occhi chiusi.
Sono arrivato in ritardo a casa di un amico e cazzeggiato con una spada laser con l'agilità di Stephen Hawking, letto uno splendido racconto a fumetti di una scimmia viola di pezza, mentre in sottofondo il lato A del vinile di Pink Moon mi dava la pelle d'oca.
Ho mangiato indiano in un posto irrealmente silenzioso.
Sono stato in una coda di fianco a Piero Pelù.
Ho visto Laurence Anyways: mi ha mosso e fatto sentire un cretino.

[scritto prima/durante/dopo, pubblicato con ritardo ulteriore]

martedì, gennaio 06, 2015

YHWH Yamaha Vs. Shiva Piaggio

Qualche sera fa guardavo un film. Un tizio diceva che ogni parte di una macchina (o forse di un orologio) ha una sua funzione: nessuno mette ingranaggi in più in un congegno; allo stesso modo nel mondo non esisterebbe il superfluo e la presenza di ognuno avrebbe proprio per questo un suo perché.
Affascinante; non fosse però che la cosa presuppone un'intelligenza che preordina il mondo, una visione finalistica delle cose.
A dirla tutta, se qualcuno mette i pezzi nel numero giusto in una macchina è solo questione di convenienza: si risparmia sulle materie prime o i componenti e ci si semplifica la vita quando ci sono difetti; l'intelligenza in questione allora è scansafatiche e pure un po' pidocchiosa.
E che motivo avrebbe l'intelligenza di essere così accorta economicamente? L'ipotesi più realistica è che opera in regime concorrenziale con altre intelligenze: cerca di ridurre i costi e rendere il prodotto-mondo più competitivo. O forse c'ha un mutuo con la mia banca, non so.
Inoltre pure le cose che credevo bellissime e potenti perché "inutiliter data", senza un fine, sarebbero una porcata, disposte al solo scopo di adescare un compratore in una sagra delle vacche cosmica: un po' come il rosso ferrari od il bollino Chiquita; non cose davvero inutili ma studiate e poi serializzate per far presa sul fruitore finale, e non il marchio di Dio ma il marchio di un dio, utile a distinguere la provenienza del prodotto tra un dio e l'altro.
L'alternativa è abbracciare l'idea che se un'intelligenza c'è, è sbronza, fa la prima cosa che le passa per la testa e poi collassa; o è l'intelligenza/idiot savant vittima del più grande deficit di attenzione e di memoria mai visto.