domenica, novembre 29, 2015

After you've gone

Sai che mi viene in mente quando penso al 29 novembre?
Monicelli.
Il concerto allo Union Center di Chicago del 2000 con uno dei rari assoli di Jimmy alla batteria fino a quel momento.
Il primo concerto di Nick Cave che ho visto  una decina di anni fa e la colletta alimentare di quel weekend, e come ho dovuto abbandonare il concerto a metà, o forse neanche, a causa della febbre. Avevo comprato del tonno in scatola scrauso per sfamare me e qualche altro poveraccio pur avendo un budget ridicolo; mai più comprato tonno in scatola scrauso per altri ai miei danni, mai più fatta la colletta alimentare, mai più avuta la febbre.
L'erba cattiva non muore mai: gli anziani più sono arteriosclerotici e ritorti in sé e più campano.
I prossimi passi verso l'immortalità di conseguenza saranno stare davanti a un postamat fingendo di sbagliare operazione di continuo, ma anche emettere flatulenze in ascensore poco prima di scendere.
"I intend to live forever.
So far, so good."
- Stephen Wright

lunedì, ottobre 12, 2015

Schindler's lift

Chiamo l'ascensore di servizio.
Arriva al mio piano, si apre.
C'è una persona dentro.
Entro, seleziono un altro piano e l'ascensore si richiude.
...
...
Rompo il silenzio: "Lei è la dottoressa Pincopallino, vero?"
"Pincopallini", mi corregge.
...
L'ascensore si riapre, esco.

Ripenso alla scena.
Ho dimenticato di presentarmi.
Potevo riuscire più inquietante di così solo sibilando: "So dove abiti".

lunedì, settembre 28, 2015

Tachipirinha

Roma Tiburtina è meglio di Roma Termini perché ha un pianoforte che vuole essere suonato da chiunque; a Milano i vandali hanno sfasciato il piano della stazione invece. Io sono contro la pena di morte ma non è vero che sono contro la pena di morte - è solo una cosa che si dice, tipo "salute" dopo uno starnuto. Il primo ad aver detto "sono contro la pena di morte" è lo stesso di "i bambini sono il futuro del mondo" ed "il cane è il migliore amico dell'uomo". Per i vandali milanesi l'unico valido sostituto alla pena di morte è il degrado morale accompagnato da tortura fisica occasionale e violentissima.
Onore al merito però, perché "sono contro la pena di morte" è una di quelle frasi che va dette sempre, se non altro per pararsi il culo: metti che tra la compilazione di un F24 e la preparazione di un carciofo bollito, un giorno che sei un po' friccicariello il figlio dei tuoi vicini SUV-dotati come ogni pomeriggio stacca sampietrini dal cortile per lanciarli sulla tua bici; tu invece realizzi in quell'attimo che il tuo dobermann è stato addestrato ad assaporare le falangi una ad una prima di azzannare la faccia dell'obiettivo proprio per quel momento. Tutto si riduce a quel momento in cui il sole arride alla verve della tua psicopatia latente.
Benvenuto fuori del vaso.
Com'era il mantra? Sono contro la pena di morte, il cane è il migliore amico dell'uomo, i bambini sono il futuro del mondo.

...And now, for something completely different, ecco il momento che tutti stavamo aspettando: la lamentela a sfondo sociale agitata convulsamente come il biglietto vincente della lotteria di capodanno nelle mani di Michael J. Fox.
Per sproloquiare un po', tra i motivi per cui io ed i social network viviamo come una coppia separata in casa c'è il flusso indistinto di informazioni che percola incendiario come se la tecnologia fosse stata maledetta dal borbottante Montezuma: il "nuovo che avanza" spinge irriguardoso giù per il sifone quel che precede. Il novantaseienne che è in me non può non che balbettare oltraggiato qualcosa riguardo all'aspetto di più grande rilevanza del mondo social.

In una storia Ratman stordiva i nemici proiettando le diapositive della vacanza in montagna; quel che mi chiedo ora è che scopo abbia propinare al mondo le foto della tua vacanza in Nepal. È l'evidenza probatoria che vuoi esibire del fatto che sei andato? che sai scattare una foto? che la scheda SD della tua macchina fotografica contiene un numero di foto più grande di quelle che pure un malato di sclerosi laterale amiotrofica potrebbe sopportare nonostante sia costretto all'immobilità?
Che poi, sarà stata "l'esperienza che ti ha cambiato la vita per sempre" ma - che tu possa morire impalato sottosopra in Valacchia - a me serve solo per rosicare; e quanto a te, potrei sbagliarmi, ma mi pare che mi stai sul barbafrullo pure un po' più di prima.
La cartolina una volta era una dichiarazione di guerra, virile, manifesta, degna di un Aiace, con mittente e destinatario; adesso è tutto più casual ma "What I'm really saying is 'I'm better than you'" (Tom Papa, ti voglio bene e ti riciclo).

Il mio segreto?
Bile e invidia.
C'ho pochi capelli, che vuoi farci.


venerdì, settembre 04, 2015

Rabbi Wilkinson

Già che c'ero ho preso un altro rasoio di Ockham, per ogni evenienza.
Per un attimo mi sono sentito un dio, poi ho smesso anch'io.

lunedì, agosto 24, 2015

"WHOA! ARE YOU READY FOR NOTHING?"

Ah, il fascino dell'arte - con la "a" minuscola va bene uguale.
Copiavo fumetti e disegnavo mostri su blocchi di carta di mio padre, inventavo "canzoni in inglese" senza conoscere una parola una d'inglese, facevo casino con un organo elettrico Bontempi; e poi imitazioni e recite... L'intero campionario della cialtroneria insomma.
Gli artisti che mi piacciono hanno tutti il loro stile: Jimmy Chamberlin, il batterista, lo riconoscerei pure mentre sbatte un coltello contro un bicchiere incitando al discorso ad un matrimonio, per dire.
Non esistono errori veri nell'arte: se anche qualcuno dall'esterno dovesse realizzare che qualcosa non è come dovrebbe, Pravda comunica ufficialmente che è solo l'artista che ci mette il suo tocco creativo. Ecco: gli artisti hanno la possibilità di mettere il loro stile in quel che fanno, 'sti fortunati figli dei fiori.
Un medico sa bene che il suo stile deve essere "non fare crepare nessuno" a meno che non abbia una passione per le persecuzioni e la brutalizzazione del suo posteriore; se ordini una pizza, lo stile di consegna "ritardo da fuso orario + pizza freddina di caucciù" bene si sposa all'odio muto con eterno rancore; e quando chiedi al commercialista di tenere la contabilità, l'unico "come" ammissibile è quello che non trovi il suo epilogo in urla scimmiesche e occhi iniettati di sangue.
Se un alpinista monta male dei chiodi e/o dei fermi, è probabile che dalla lontananza si sentirà il suono delle ossa rotte come fossero cereali da sgranocchiare. Ci siamo capiti, insomma.
L'artista suppongo sia responsabile solo di quello che mette al mondo, nel bene e nel male, come il fruitore è responsabile del tempo che spende. Quanti sono gli artisti in grado di abortire o di pazientare e limare la loro opera, consapevoli e "rispettosi" del pubblico? Quanto ci si può fidare del livello di soddisfazione di un artista? Boh. Interrogativi insoluti.

* * * * *
Un paio di giorni fa sono andato in ospedale a trovare mio cugino; ad ognuno il suo: lui è il portabandiera della figaggine in famiglia, io sono piu il portabandiera del pagamento del canone RAI. Cuginofigo aveva il bacino fratturato e il fegato a pezzi dopo un incidente in moto, ed in giro per la stanza c'era sparso qualche disegno: di professione fa il tatuatore - o, se la parola richiama troppo l'umanità raffigurata da Bosch, chiamiamolo "ink artist".
Parlottando, Cuginofigo confessa che la sua scelta è stata naturale pensando che quella dell'ink artist era una professione in cui riusciva a vedersi indifferentemente ventenne o sessantenne. 

Lo guardo: no, non mi stava coglionando.
Come in uno degli ultimi post-vaccata si lasciava intendere, pensare ai sessantenni che conosco con moto, aghi, vestiti di pelle e piercing mi destabilizza. Sarà l'assenza dei pantaloni ascellari nel quadro. Cuginofigo però aveva i suoi disegni lì in ospedale, fra cui lo schizzo di un occhio che era proprio bello, e lo vedevo sereno per la sua vita. In sedia a rotelle e catetere ma sereno.
Saranno stati gli antidolorifici.
No, no, scherzo. Sereno.

giovedì, agosto 20, 2015

Marbellous

Pubblicità progresso.
Oggi pomeriggio ho letto Marbles di Ellen Forney: alla fine mi sono sentito in dovere di scrivere all'Autrice due righe per e-mail, in uno di quei momenti in cui benedico le comodità della vita in questo tempo.
Senza dilungarmi troppo ma per essere onesti, più che sentirmi in dovere di scrivere, ne sentivo davvero il bisogno: anche qui, grazie.

lunedì, agosto 10, 2015

Colui che annaffiava i fiori del male

Come Beatrice che se ne andava ad amoreggiare nei cessi dell'autogrill della A14 con un autotrasportatore presidente dell'Inter Club alla faccia di Dante, ho un grave caso di tackycardia, di amore per il pacchiano.
Mentre tento di venire a compromessi con me stesso per evitare una tragedia delle proporzioni di un tatuaggio sulle chiappe di mia mamma (e sia la tragedia che il tatuaggio sarebbero enormi), mi godo uno strano episodio di vita notturna come non succedeva da tempo: fuori diluvia e la semplice, desiderata, scrosciante baraonda è confortante nella canicola; doccia acqua tonica e percocche mi rallegrano il palato; un po' di cazzeggio domenicale con il tema di McGyver ed è ora di andare a nanna.
Buonanotte.

martedì, agosto 04, 2015

I faunamboli

Un'estate sorprendente come l'alito di una monaca di clausura.
Per piacere, no, basta più: c'ho il cuore deboluccio, il riflusso gastrico è in agguato con blitzkrieg di svomazzo ("Guarda là!" "Cosa..?! BLLEUNMAEGH"), e poi mi si scompiglia la carnagione con queste botte di vita, 'ste botte degne di un'orda di lanzichenecchi ubriachi.

Ma oh, instant poll, sei felice?
Dico a te: sei felice?
Dai, su, rispondimi qualcosa: un pensiero, un input, una citazione, un'imitazione di Calimero, perdinci! Devo cercare di capire che sto facendo e perché.

Se però mi capitasse ancora sotto gli occhi prosa o poesia paraerotica di delicati animi maschili il sarcasmo potrebbe avere la meglio su di me. Magari qualche tempo fa al posto del sarcasmo avrei potuto usare un randello sulle rotule, che è mooolto meno sfigato del sarcasmo, ma oggi DNA telecamere GPS ed impronte digitali hanno compromesso gli sfoghi semplici ed irragionevoli di un passato neanche così tanto lontano. Nostalgia nostalgia canaglia.

Su questo pianeta chi vive?
Esiste Groucho pakistano, esiste Red Hood, esiste l'anziana cinese che cammina verso quel che le sta dietro come i gamberi (e senza neanche guardare), esiste il Campione estivo che batte tutti, esistono i tecnofili, esistono quelli che salutano ed esiste il giovane Scarperosa che invece non saluta mai. Chi fra questi viva e come non è dato saperlo, Teodoro avrebbe scritto un romanzo coi fiocchi però.

lunedì, luglio 27, 2015

Spaghetti waster

Le unità di misura sono statue di sale.
I topi si arrampicano sulle palme, lucertole e gechi sui muri, e la naftalina non si trova più in palline.
Mothballs.
I topi squittiscono, i gechi litigano anche fra loro mentre sfidano la gravità, mia zia Rosa odora di naftalina pure nel pensiero.
Misuro il tempo in scarpe nuove e suole consumate.
Le palme sono ammalate adesso; il punteruolo rosso abbatte una fenice delle Canarie che non risorgerà.
I topi staranno lontani, i gechi continueranno ad arrampicarsi sui muri ancora per un po'.

* * *

Pubblico con un anno di ritardo, nella prima estate in cui non si torna sul suolo natio.
What I'm up to these days?
Non lo so. Faccio le barricate per il futuro, studio, ricerco cose che molte persone sbrigativamente giudicheranno volgari, studio ancora, sudo come una donna gravida, ripasso, ricorro gerarchicamente, studio, perdo la voglia di vivere, studio con una flebo di caffè, corro, fingo di studiare mentre le palpebre dannatamente pesanti, mangio come un bue, studio, imito il sassofono contralto di John Lurie in Bob the bob con un fervore di un fanatico religioso grazie alle uniche amanti che non mi tradiscono, studio, dimentico tutto, dormo con un ventilatore puntato addosso, studio, di tanto in tanto cerco di scrivere cose che (mi) facciano ridere, e ora - mentre ascolto uno dei miei due diletti gruppi-lucertoloidi (Lounge o Jesus, chi sarà mai?) e dopo aver tirato fuori del cassetto cose passate - ecco chi si avvicina in biblioteca (!):


Piccolissima, a sangue freddo, caro diario. Dell'estate 2015 ricorderemo anche questo, assieme al biscotto di mare e all'imposta al consumo che gli si applica.

mercoledì, luglio 08, 2015

God hates a coward

- Diario di viaggio -

Il prezzo dell'essere vivo è che ho un nodo allo stomaco ed i nervi a pezzi per la paura di aver fatto il passo più lungo della gamba.
Faccio ciao ciao con la manina alla comfort zone: la vedo sempre più piccola, come quando l'aereo tiene il naso all'insù o il traghetto è salpato.

Ho la faccia da perfetto idiota e non so se gioca o meno a mio favore. =P




domenica, luglio 05, 2015

Come Steven Bradbury

In questo gran casino, in queste apnee di eremitaggio carico di doveri, il culo piuttosto tenace di Steven Bradbury pare offrirmi appiglio e novità.
Più cose buone infilate l'una appresso all'altra non mi capitano d'abitudine e così incrocio le dita.
Scrivo per avere memoria che anche questo è successo nella mia vita a bucket list e per ricordare che Roma Tiburtina e il suo pianoforte mi hanno sgangheratamente infatuato; per ricordare che mio fratello ha visto la mia mano tremare, gestito la mia ridanciana disillusione e pensato alla similitudine-Steven Bradbury; per ricordare che in questi giorni ovunque io fossi c'era pure quel caldo indecente che odio, e a lui faccio fronte con la potenza del gelato; per ricordare che rimango ad oggi privo di qualunque abilità sociale e che la cosa mi tormenta ma almeno non fingo; per ricordare che le mie vaccate le capisco solo io che ho tempi comici malandati ed un senso dello humour che non so se definire reazionario o stravagante; per ricordare che c'è gente a cui voglio bene e non capisco mai perché dovrebbe volermene a sua volta; per ricordare un weekend fatto di Splendido visto da qui e brevi elenchi  nel modo di Natalino Sapegno, ma anche anche angurie disegni coi pastelli a cera spinosauri e dinosauri piumati come se fossero in piena fase glam.
Ed ora, prima della prossima apnea, le parole incrociate e concentriche.
Solo le bugie e le cose buone hanno la memoria corta.

mercoledì, luglio 01, 2015

Reality Check #1

E di prepotenza, nella top ten "Metodi per saltare la fila al bancomat", irrompe...

- "Sono agli arresti domiciliari e ho fretta".

- "Prego, prego, ci mancherebbe".

venerdì, giugno 26, 2015

Endovena chi viene a cena

Ho paura della gente che si avvicina per parlare, o peggio, per raccontare qualcosa.

Usavo monitorare con la coda dell'occhio un mio collega; lo vedevo avvicinarsi vivendo una separazione netta tra fisico e coscienza: (fuori) sorridevo mentre iniziava a parlare di grigliate domenicali e della perfetta temperatura in gradi celsius per un barbecue di carne a seconda della caramellatura desiderata per la bracioletta; (dentro) ogni passo del mio collega verso di me lo vivevo come un orangutan immobilizzato vivrebbe l'appropinquarsi allo scroto di un punteruolo rovente.


La scena dell'estrazione del cellulare dalla tasca della giacca per mostrare le foto delle grigliate, l'equivalente della criptonite: il tempo di capire cosa stesse succedendo ed era già troppo tardi - le ginocchia subivano una mazzata da dietro, ma l'obbligo morale era tenere gli occhi aperti e fingere interesse - un waterboarding di noia, annaspando per non andare in apnea da sonno.

Mi chiedo se facessi lo stesso effetto anch'io quando parlavo di musica.
Periodicamente anche oggi mi prende quella voglia di condivisione, il che è singolare visto che ho piuttosto a cuore la mia riservatezza. Il contrappasso sproporzionato è che adesso Youtube mi propone video di recensioni di un olio anticellulite dopo la rimozione di cookie ed opt-out vari.

Ho comprato una barca. Meglio: dopo un po' di ricerche, ho trovato e mi son comprato ...Una barca, e non mi esploso tra le mani dopo un attimo; neanche i Vakki Plakkula ne avevano più copie, a parte le loro personali, qualche anno fa.
La morale è che c'ho voglia di essere molesto.

lunedì, giugno 01, 2015

Roma ladrona / Days without ties

Siccome scrivo da un futuro anteriore, nel senso che quel che viene di seguito è già (non) accaduto, non serve nemmeno uno spoiler alert a questo punto; scrivo giusto perché sono un grafomane e mi piace che entropicamente ci confondiamo tutti un po': la premessa era che nei prossimi giorni sono stato a Roma; ora ci aggiungo la nuova premessa che per un mesetto almeno starò scravattato/senza legami (o così spero).


* * *

Invito allora quei topi d'appartamento che vorranno approfittare della mia assenza per saccheggiarmi la dimora nel frattempo ad organizzarsi dandosi i turni: ho appena fatto le pulizie di primavera (quelle del 2012, ché avevo accumulato un po' di ritardo) per cui se doveste rovistare, vi pregherei comunque di lasciare in ordine.

Magari, compiendo un atto di carità, date da mangiare alle mie pantegane domestiche se dovessero aver finito di rosicchiare i bulbi oculari dalle teste mozzate di bambine intolleranti al glutine che tengo sul comodino; non date loro schifezze però: una dieta sana è la base per una vita non spesa rosicando, anche per un roditore. Che posso farci? Mi piace viziarle un po', quelle simpatiche canaglie di fogna. Nell'eventualità, lasciate tutto sull'altarino nero accanto all'ultima pila di CD, quella con gli Unsane e Lonnie Johnson.



lunedì, maggio 18, 2015

La prestidigitalizzazione

A pensarci bene la gente che ti chiede in prestito film e album è un male sociale quasi debellato. Per chi come me ha una sana sfiducia mista a disprezzo nei confronti del prossimo, questa è la cosa più utile di tutto 'sto baraccone della smaterializzazione dei contenuti, considerato che prima l'unico fenomeno a cui assistevo era la smaterializzazione della mia roba per mano di gente che manco David Copperfield. Il comunismo hardcore non fa per me, e delle mie cose sono così geloso che non so ancora se fosse più divertita o spaventata quella persona che una volta aveva finto di riordinare i miei dischi "in ordine cromatico".
Ad ogni modo, breve lista dei gone but not forgotten:
- il cd di Staring at the sea dei Cure (che era 'na raccolta e di antologie non ne compro mai, ma l'unico negozio di musica di Orano solo quello aveva, e Charlotte sometimes su supporto fisico mi manca ancora oggi);
- il CD- ROM di Dungeon Keeper, prestato alle medie e mai più rivisto: qui le leggende narrano ci sia stata la catena di prestiti non autorizzati dal proprietario più lunga della storia dell'umanità (avete presente quando si presta qualcosa a qualcuno, e questo qualcuno senza neanche menzionare la cosa inizia a disporre di cose non sue prestandole ai cugini iraniani ed ai compagni di catechismo? se ci penso divento 'na bestia: potrebbero girarci sopra il quinto Indiana Jones per scoprire dove geyser sia ora quel gioco, tipo la ricerca del Sacro Graal - spero che adesso la mia copia sia tra le mani di Ratzinger, e che si diverta schiaffeggiando gli imp e guardando dalla torre del male come se fosse ancora affacciato su piazza San Pietro);
- il doppio DVD dei Led Zeppelin da cui avevo imparato a suonare Bron-y-aur stomp: strapperò le basette un pelo alla volta al batterista che voleva documentarsi su Bonzo;
- i primi dieci numeri della prima edizione di Vagabond, oggetto di appropriazione indebita da una persona che oggi scrive libri di diritto processuale penale, ironia della sorte;
- Baldur's Gate, edizione in sei CD, prestata e restituita dopo tenace insistenza e corrispondenza strappalacrime come neanche il rapimento Moro, anche qui con esito tragico: penso che l'imbecille che li ha avuti tra le mani si sia divertito così tanto che ad un certo punto abbia tentato di averci un rapporto carnale, visto che non mi spiego in altro modo i graffi profondi e le macchie lattiginose sulla superficie di lettura;
- L'albero di Jovanotti, che non posso dire manco se è trash o se è un capolavoro perché l'ho ascoltato due volte appena uscito, pagandolo trentaseimila lire, prima che mia cugina lo usucapisse senza che potessi mai chiederne la restituzione: machiavellicamente aveva ricambiato con una audiocassetta con un pastone di brani di Mellon Collie gettandomi in una prigione di rabbia non esprimibile e disperazione - "Questo è l'ombelico del mondo e noi stiamo già ballando!" - "Oh scusate il ritardo, non sapevo. Mi raggomitolo in quell'angolo lì e se avete bisogno di qualcuno che abbia voglia di prendere a colpi di punteruolo sulla carotide gente a caso, chiamatemi".
- il  manualone di Vampire: The dark ages (questo è per nerd d'annata, non gli occhialuti) imprestato e restituito anche qui molto dopo, con la particolarità che il volume è ritornato da me in comode dispense anziché in un volume unico: la rilegatura a colla era totalmente saltata per cui la copertina in cartoncino era diventata una sorta di raccoglitore di gruppi di fogli tenuti insieme da filamenti di spago: praticamente ci si poteva fare una collana Hobby&Work/Del Prado ("ricostruisci il manuale di un gioco di ruolo per disadattati degli anni '90 in scala 1:1 - con il primo fascicolo la scheda del personaggio, un dado a dieci facce ed un catalogo di Postalmarket").



lunedì, aprile 27, 2015

T'imparo l'italiano - Vol. 1

Circa 150 lune piene fa, nel mio personale vocabolario la parola "amore" faceva rima con "cuore" e non solo con "per favore".
La ragazzetta cui all'epoca usavo stringere le mani subiva il fascino della parola "abbacinante", probabilmente perché se non ricordo male viene utilizzata all'incirca quattro volte nella traduzione italiana de Il signore degli anelli, che a quei tempi mi presi la briga di leggere; questo quando essere nerd voleva dire essere socialmente attivi come uno che si prende la briga di leggere "Il signore degli anelli" facendo attenzione a quante volte compare la parola "abbacinante".
Essa è più o meno nota nel nostro idioma per essere sinonimo di "intensamente luminoso, abbagliante": effettivamente dà quasi l'idea di essere immerso nella luce, un po' come quando l'arcangelo Gabriele annuncia a Fantozzi che darà alla luce il Messia.
In retrospettiva, l'aggettivo "abbacinante" ha origine proprio dal bacino, corpo concavo (bacinella anyone?), che veniva arroventato e messo davanti agli occhi di qualcuno fino a fargli perdere la vista a scopo di tortura.
Detto altrimenti, la differenza è tra "ooooh..." e "AAAAAAAAAAAAAAA".



lunedì, aprile 13, 2015

Bedrock

Gli uomini e le donne sono diversi.
Certo, l'abc è che i maschi hanno il pene, le femmine hanno la vagina, come disse il bimbo saputello al signor Kimble; il bimbo però lo diceva in un mondo che nonostante David Bowie e Leo Gullotta non era normalizzato ai travoni ed al diverso a tutti i costi, tipo la donna-Nino Frassica che ha vinto l'Eurosong contest o come si chiama l'anno scorso (ci siamo capiti comunque, il sanremo comunitario insomma). Voglio dire, in quel mondo lì che odorava di lacca per capelli, i metrosessuali facevano parte dello stesso insieme di Venn di chi per diletto si fa trivellare a Puerto Escondido: non si stava a spaccare troppo il capello.

Ma divago; gli uomini e le donne sono diversi, dicevo.

Bastano due giorni consecutivi di chiusura dei supermercati di zona per le festività pasquali ed eccomi in piena modalità di sopravvivenza; il razionale sottoscritto è inerme e deve lasciare spazio alla sua rapida ed arcigna controparte di uomo-cacciatore, al lizard brain: così dicono nel resto del mondo alludendo al portentoso istinto delle lucertole, alla capacità che questi rettili hanno di restare tramortiti sotto i poderosi colpi di scopa di mia nonna ogni-singola-volta che si arrischiano ad entrare in casa. Che-istinto-fenomenale, le lucertole.
Chi troviamo di peggio in natura? I maschi della vedova nera? I lemming? Almeno l'istinto suicida lì in quei casi è giustificato dalla sopravvivenza della specie.

Assodato che quanto a sopravvivenza lizard brain in italiano avrebbe la sua versione più corretta nella perifrasi "essere in grado d'intendere e volere come John Rambo sotto crack", il sottoscritto-cacciatore in questo stato di panico potenziato dal DNA terrone purosange, tra venerdì e sabato ha acquistato cibo a sufficienza da risolvere il problema della fame in un paio di villaggi del Burkina Faso.

Volendo analizzare la questione sotto l'aspetto genetico-ereditario, penso che il precedente più calzante sia stato quello della Notte di capodanno 2000. Il terrore di un capodanno in famiglia tra duemila parenti, trenini, "A-E-I-O-U-I-psilòn"? Carlo Conti di là da venire che quando sorride con quei denti bianchi sembra l'inquietante prodotto di punta della Kinder-Ferrero (con più latte e meno cacao)? Mi riferisco al millennium bug ed ai disarmanti effetti sulla psiche di mio padre: mentre il mondo celebrava all'italiana il capodanno nella tradizione fantozziana, noi in macchina avevamo pronte le coperte e cibo in scatola per far fronte alla distruzione imminente dello Y2K.

Solo e soltanto in questa sede, in cui la mia identità è relativamente ignota, ammetto che tra le altre cose ho comprato pure panna e fragole, indipendentemente da ogni scusa più o meno plausibile (non mangio fragole da anni, la panna mi ricorda le torte dei fratelli Marx, ho promesso al mio bisnonno che avrei mangiato 'sta roba da femmine mentre eravamo nel bosco a decapitare un cinghiale con una lima di cartone per le unghie e dopo essermi suturato uno squarcio nel petto col tappo di una bic ed un rocchetto di rame e zinco).

Solo e soltanto in questa sede posso ammettere di aver comprato della panna pronta; sbadatamente però non ho prestato attenzione al fatto che non fosse panna montata ("seeee, come no, sbadatamente, come se prima conoscevi la differenza tra panna montata e panna-e-basta").

Sono un cavernicolo moderno, mangio i fagioli già pronti da una lattina: figurarsi se ho uno sbattitore a casa per montare. Più o meno in un tempo in cui la Bessarabia era una regione indipendente e le strade in terra battuta erano l'avanguardia in fatto di infrastrutture tecnologiche, mia madre mi disse di aver lasciato a casa mia una frusta: in sottofondo nelle mie seghe mentali già suonava il tema di Indiana Jones. Povero stolto.


Ad ogni modo l'orgoglio cavernicolo impedisce di sprecare cibo: cosa mai ci vorrà a montare la panna con una frusta?
Dopo cinque minuti ho realizzato che ci sarebbe voluto più del previsto; dopo venti minuti ululavo bestemmie ad una cadenza di 5 improperi al secondo, con la postura rilassata di un gerarca nazista che imita Roberto Baffo ed il volto tramutatosi nella maschera orrorifica del viso di Giorgio Bracardi tra una pernacchia e l'altra.

In quest'era di spettacolarizzazione della cucina, il cavernicolo portò comunque  a casa il risultato grandioso della panna densa come schiuma da barba; panna dolce come intonaco liquido, visto che dimenticó di zuccherarla prima.

Anche in questi casi l'orgoglio cavernicolo è più resistente di un capo bianco candeggiato con ACE, incapace di essere strappato o sgualcito: ho indomitamente ingurgitato quantità nauseabonde di fragole accompagnate da cartapesta edibile.
Sono il nuovo volto dell'eroe della patria.

martedì, marzo 31, 2015

Bee stings in life are free

Gente tranquilla e con la mente aperta: sulla carta nulla è più stimolante del vivere in mezzo a dei lobotomizzati.

mercoledì, marzo 11, 2015

Entertwinement

Non ricordo se l'estate scorsa sono stato a mare.
Non ricordo se nell'ultimo anno sono stato in sala prove con qualcuno.
Non ricordo da quanto non cucino fagioli col curry.
Non ricordo quale sia stata l'ultima canzone per cui mi sia fermato ad imparare il testo.
Non ricordo l'ultimo libro che ho potuto leggere tutto d'un fiato.
Non mi ricordo.

Secondo tempo.

Stamattina di qualche giorno fa, nella stretta crepa nell'intonaco della giornata che unisce colazione e doccia, riascoltavo e miagolavo sul caro CD di Adore, vecchio di quando un album costava quarantamila lire: il booklet è logoro - un osso spolpato - il jewel case è graffiato e spaccato.

Eh, ah. Pure l'enigma senza schema de La settimana enigmistica corrente mi sta prendendo per il culo, 'sto giro; le 40 e rotte caselle nere questa settimana rimarranno senza fissa dimora o irreperibili se continua così, come i barboni, come i delinquenti sfigati, come quel che ricordo.






sabato, febbraio 21, 2015

Devil Tango

Tra le più grandi soddisfazioni che questo blog mi ha dato, ha appena scalato la vetta della classifica il fatto che qualcuno sia finito qui, cercando...

"esorcismo per ripossessione".

Grazie, anonimo visitatore, ti voglio bene.

venerdì, febbraio 13, 2015

Il promemoria

PINK HOLLERS: I SURRENDER TO MY BROKEN HEART: This is where my story ends.  Leila, out of respect for the memory of me, please find the time to sit down, by yourself, and read ...

lunedì, gennaio 26, 2015

Oggi

Oggi è già ieri.
Ho fatto la spesa per la settimana: poche cose.
Ho suonato un po' Lilin con Claire: è da mesi che ha un'accordatura non ortodossa ma logica che non serve a nulla se non a frustrarmi le rare volte che suonicchio, giusto perché un po' di stortura ci vuole ovunque, pure nel piacere.
Ho corso quando la nebbia s'è diradata, pensando alla bocca secca, ai fatti impeditivi modificativi ed estintivi, al ginocchio.
Ho guardato i Griffin aspettando il boiler per la doccia.
Ho ascoltato Old rottenhat in loop, e ho lavato il bucato a mano.
Ho buttato un paio di scarpe Lacoste a cui tenevo e con cui ho camminato fino a sfondarne sia la suola che la tomaia.
Ho comprato La settimana enigmistica, immancabilmente.
Ho comprato due album di Oren Bloedow ed uno degli Unsane praticamente ad occhi chiusi.
Sono arrivato in ritardo a casa di un amico e cazzeggiato con una spada laser con l'agilità di Stephen Hawking, letto uno splendido racconto a fumetti di una scimmia viola di pezza, mentre in sottofondo il lato A del vinile di Pink Moon mi dava la pelle d'oca.
Ho mangiato indiano in un posto irrealmente silenzioso.
Sono stato in una coda di fianco a Piero Pelù.
Ho visto Laurence Anyways: mi ha mosso e fatto sentire un cretino.

[scritto prima/durante/dopo, pubblicato con ritardo ulteriore]

martedì, gennaio 06, 2015

YHWH Yamaha Vs. Shiva Piaggio

Qualche sera fa guardavo un film. Un tizio diceva che ogni parte di una macchina (o forse di un orologio) ha una sua funzione: nessuno mette ingranaggi in più in un congegno; allo stesso modo nel mondo non esisterebbe il superfluo e la presenza di ognuno avrebbe proprio per questo un suo perché.
Affascinante; non fosse però che la cosa presuppone un'intelligenza che preordina il mondo, una visione finalistica delle cose.
A dirla tutta, se qualcuno mette i pezzi nel numero giusto in una macchina è solo questione di convenienza: si risparmia sulle materie prime o i componenti e ci si semplifica la vita quando ci sono difetti; l'intelligenza in questione allora è scansafatiche e pure un po' pidocchiosa.
E che motivo avrebbe l'intelligenza di essere così accorta economicamente? L'ipotesi più realistica è che opera in regime concorrenziale con altre intelligenze: cerca di ridurre i costi e rendere il prodotto-mondo più competitivo. O forse c'ha un mutuo con la mia banca, non so.
Inoltre pure le cose che credevo bellissime e potenti perché "inutiliter data", senza un fine, sarebbero una porcata, disposte al solo scopo di adescare un compratore in una sagra delle vacche cosmica: un po' come il rosso ferrari od il bollino Chiquita; non cose davvero inutili ma studiate e poi serializzate per far presa sul fruitore finale, e non il marchio di Dio ma il marchio di un dio, utile a distinguere la provenienza del prodotto tra un dio e l'altro.
L'alternativa è abbracciare l'idea che se un'intelligenza c'è, è sbronza, fa la prima cosa che le passa per la testa e poi collassa; o è l'intelligenza/idiot savant vittima del più grande deficit di attenzione e di memoria mai visto.