lunedì, dicembre 15, 2014

Bla Blue Bleah

"The ratio of freckles to stars" è un gran bel titolo. Chissà qual è davvero la proporzione tra stelle e lentiggini.
Un gatto nero ha attraversato la strada davanti a me, proprio oggi; proprio oggi, tra tutti i giorni. Il ginocchio sinistro si fa sentire a distanza di un'ora, e poi c'è il resto. Chissà chi la spunterà, o quantomeno se resistenza e resilienza mi terranno compagnia ora che io e la scaramanzia ne abbiamo bisogno
Mi sono regalato il DELI (e batterei il cinque con me stesso).
Gli alberi sono spogli, e quando certi uccelletti dal prato si appoggiano sulle fronde vuote sembrano foglie che si oppongono alla gravità ed all'autunno: le ho battezzate "foglie di Bach" perché mi ricordano quei movimenti opposti tra linea melodica e linea di basso nella musica di JSB.
Ho voglia di dire un sacco di scemenze che non meritano di essere dette e dare abbracci che non meritano di essere dati.
"Rimango": nuovo nome d'arte per il noto cantante deceduto ma tornato come zombie.

domenica, dicembre 07, 2014

Molto categorico

Il consigliere Bricchetti ha detto recentemente che sono troppo categorico.
In conseguenza di questo nonché dei più recenti sviluppi in tema di veicoli non a motore per la fascia demografica 0-4 anni, la mia proposta è di sostituire al detto "hai voluto la bicicletta? Adesso pedala" il più blando "hai voluto la bicicletta? Adesso vedi di non farmela usare come arma impropria ché la maniglia serve proprio a questo".



martedì, ottobre 28, 2014

Asporto di Nunzia contro i gnomi

La consuetudine abrogativa non ha niente a che vedere con la gente che fa tutto il contrario di quanto impone una disposizione normativa. La consuetudine abrogativa vera e propria è quella di quando diventi testimone di troppa gente che fa quel che fai tu, che si diverte con le tue stesse cose, che critica quel che non trovi appetibile. C'è una quantità soggettiva che fa da limite: - poca gente ("Stamo larghi!"); - alcuni ("Va, non me l'aspettavo..."); - TROPPI ("ma che è?! Regalano soldi?"). La consuetudine abrogativa opera irretroattivamente, abrogando il piacere di fare qualcosa solo per il futuro: non vale per il tempo passato; in compenso, rimette tutto quanto in prospettiva flagellando la testa con le domande: "Ma che minchia ho fatto? Ma che minchia è successo?". Ora, il salutismo. A prescindere dalla personalissima opinione che le fumatrici ricordano la vecchia battona di Futurama con la differenza sostanziale che i pixel non diffondono puzzo, con conseguente carbonizzazione di ogni scheggia d'interesse alla interazione sociale del sottoscritto; a prescindere da quello, il salutismo è cosa buona e giusta fino a che lo tieni per te, ché sarei più divertito ad ascoltare le comunicazioni che Ferrovie dello Stato dà sulle banchine della stazione per 5 ore di fila piuttosto che 3 minuti di litania sui benefici del veganesimo e sul fatto che la tua vita adesso ha un equilibrio. Ma fottiti tu e l'equilibrio pure. Ti accorgi che qualcosa non va quando cammini e lungo la strada vedi un negozio che si chiama "Biofumo". Oramai il prefisso "Bio-" è come il nero che sta bene su tutto, pure sul nero. È stato lì che ho capito che se qualcuno dovesse aver voglia di fumare tabacco, oggi avrebbe tutto il mio inutile supporto: ma ammazzati di sigarette! Libera nos a svapo! Qualche mese fa un tizio di una certa caratura ha chiesto un parere su un marchio da registrare per una specifica nicchia di prodotti sulla scorta di questo filone salutista; nonostante ogni avviso contrario, ha deciso di proseguire per la sua strada. Era un po' come sentirsi il membro sfigato dei Necrodeath che subisce la decisione altrui su come battezzare la band dopo un Ph.D. in Filologia ellenistica preso ad Oxford. Per puro spirito di contraddizione, rinnegherei pure la pizza e la nutella se sentissi gente tesserne le lodi a mo' di disco rotto. Per puro spirito di contraddizione, fate quel che volete ma fatevelo addosso, senza coinvolgere il resto del mondo con gli schizzi di noia e di piaceri rovinati. Sapevatelo.

martedì, ottobre 07, 2014

Bye bye blackbird

P. era mio vicino di casa ad Orano: sempre sorridente, sempre pronto a salutare, sempre con gli occhi buoni chiusi a fessura, come il personaggio più luminoso di un cartone giapponese ma con il fisico di Fudo della montagna. Quando ero adolescente stava seduto su una poltrona o su una sdraio nel suo bilocale che dava sulla piazza del quartiere; leggeva di filosofia e psicologia e soprattutto ascoltava la sua musica, a volte con dei cuffioni enormi e a volte "infastidendo rumorosamente" il vicinato con Miles Davis (rigorosamente pre-1959), Duke Ellington e Lester Young, credo, e tutto proprio accanto la casa di Cicciu Furticchiu, che già non c'era più da tempo. Non hanno lasciato nulla al mondo se non un'eredità di ricordi, tutti e due. P. che era uscito di senno perché quando gli altri tirano la corda, questa prima o poi si spezza; P. che aveva uno spider che pareva più un giocattolo per fare felici i nipoti; P. e Juan Tizol; P. che si alza dalla sdraio per salutare; P. che s'era fatto crescere il mustacchio con la mosca come Frank Zappa; P. che viveva in una casa in cui andavo a prendere il pane "schittu" con le mie mani quando ero in età pre-scolare; P. operaio; P. con la luce accesa ad ascoltare musica tutta la notte. P. che a dirla tutta vorrei poter essere io come P. e lasciare questo, un bel ricordo uscendo di scena in punta di piedi.

martedì, settembre 16, 2014

Al postero


La rotula sinistra decise infine di fare la fine di una tetta di Venusia, pronta a proiettarsi in aria ed esplodere.
Fitness un paio di mustacchi. La chiamavano tendinite.

Post-it per il me stesso postero postumo: sono passati ad oggi 22 giorni e sono fermo. Il tentativo di riprendere a correre la mattina di 6 giorni fa si è miserevolmente arrestato dopo 15 minuti, pur se camminando non percepivo dolori particolari. Dopo la corsa, sopravvivere alla giornata è stato un'ordalia, visto che stare seduti non migliora la situazione.

Caro me stesso, mi riprometto di aggiornare 'sto post nel momento in cui vedere una rampa di scale non mi creerà uno scompenso emotivo - al momento è un'atrocità in salita ma in discesa è pure peggio, tipo un concerto indie soul del tuo amico cantante sordomuto; meglio ancora, aggiornerò quando la funzionalità del ginocchio sarà da considerarsi ripresa più o meno. Sperém.




lunedì, settembre 08, 2014

Monday crosswords

Stamattina ho visto una giovinetta in metropolitana che sul braccio aveva tatuato la parola "disposition", e non so se è normale chiedersi il perché di quella specifica scelta al di fuori di un romanzo russo o di una comedy americana. La mia sega mentale, appositamente costruita in un battibaleno, voleva che nel caso di specie "disposition" fosse il titolo della canzone dei Tool, e senza ragione ma convintamente ci ho sperato: magari perché l'avrei fatto anch'io un tatuaggio così alla sua età. Fa figo, fa alternativone: sudore, urla primordiali, Doc Martens, tatuaggione della mia canzone preferita, Les Paul, distorsori a manetta,  capelli lunghi.

Poi ringrazio il cielo di non averlo mai fatto, quel tatuaggio: sarei un tizio stempiato e sudato, in maniche di camicia, con la parola "maionese" scritta sul braccio.
"Dice che stanno girando il seguito di Memento in un mcDonald's", ecco che penserebbero guardandomi.

http://www.youtube.com/watch?v=qjXfFZmkwcg

martedì, luglio 22, 2014

Soap


Le cose hanno fine e le cose hanno inizio: percepire e ricordare inizio e fine è cosa differente.
Carissima A., non pongo limiti alla Provvidenza.
Sono malato di quello che amo, sono un furioso, è così che funziono.
Verbalizziamo.

È arrivato prima il morbo o è arrivato prima il bisogno?
Probabilmente
concorrono / si tengono per mano / vanno in direzioni differenti; le mani sono mie e non le conosco.

Perdo ogni contatto.








sabato, maggio 31, 2014

Swamplifier

A volte arrivi alla versione maleodorante della laguna, a volte no; a volte la memoria distorce tutto e nell'overdrive vieni sbalzato indietro come un martimecflai alle prese coll'amplificatore abnorme all'inizio della Sacra Trilogia di Zemeckis.
"A volte", principalmente, che è il modo in cui sto tentando la scalata verso lo status di pandit della vaghezza e della scorreggia mentale.
E così se ci date N.C. noi s'annamo a diverti' lo collego al buon vecchio Indian red, e petali di fiori si confondono a perline e piume, e lo stesso capita con pan bagnato e gumbo.
Wild, wild creation.
Essere un buco nero è anche questo: divorare tutto, risputarlo chissà dove come o quando, ed essere nulla per tutto il tempo. In cui si continua ad essere nulla.

domenica, aprile 27, 2014

Guida galattica per cauti teppisti

"Non sono razzista ma" sono razzista. È vero che mi fate tutti schifo uguale ma alcuni di voi mi fanno più schifo degli altri.
Gli zingari, per dire, mi fanno mediamente molto schifo: poi, vabbè, c'è Stochelo Rosenberg, però lui è l'eccezione, un po' come la versione zigana dello zio truzzo che anima le feste con la marcia in più della chitarra e della bastardissima For Sephora.
Dicevo, non sono razzista ma ho firmato una petizione contro degli zingari che si sono accampati nella mia zona: vedere pisciare con disinvoltura per strada un trippone mezzo addormentato alle dieci di mattina crea un turbinio di emozioni che assumono in prevalenza le tinte della violenza fisica e dello schifo in salsa di sgomento.
Praticamente è orribile come lavorare a stretto contatto con altre persone, con la differenza che la parte in cui rimani (F4) basito si accorcia sempre più e la mente processa tutto come un continuo orrore, tipo la fine de Il corvo (il film): in altre parole, cosa succederebbe se Hannibal Lecter ed il signor Paviglianiti fossero chiusi forzosamente nella stessa stanza? Credo che Annibale avrebbe la peggio, almeno psicologicamente.
E comunque, perché ieri un altro "apolide moldavo" che ha prescoattivamente ha esatto una performance di Dragostea non mi stava particolarmente simpatico? Sarà il fatto che le costrizioni mi infastidiscono? O ancora il fatto che era decisamente troppo vicino indossando solo un paio di mutande (è questa la mia segreta speranza) e un impermeabile sopra? O forse i piedi scalzi con unghie ferine, ricurve e dai colori autunnali? La bottiglia di vetro di birra in mano? Il nasino all'insù, ma anche di lato, per via delle mazzate?
L'abito non fa il monaco, però checcazzo.
Provaci, provateci: trasformare la rabbia e lo schifo in delizioso e reazionario sfottò sarebbe comunque un passo avanti.

lunedì, aprile 21, 2014

Bignè, done that

Sono fortunato: ho conosciuto creativi, artigiani, artisti e genii.
Pasqua è passata ascoltando il nuovo disco di brava gente con cui ho condiviso la tavola, leggendo le tavole di un amico.
In un paio di mesi ho visto suonare dal vivo probabilmente gli ultimi musicisti ad avermi ispirato ed entusiasmato prima che la raffinata arte del rammendo giocasse un così importante ruolo nella mia vita.
Restano i morti (e loro vabbè) e quelli che hanno chiuso per "cessata attività": in quest'ultimo caso però c'è ancora spazio per piccoli miracoli/botte-di-culo, e si spera che uno di questi si verifichi nel giro di un mese.
Mi resta poco o nulla da ascoltare e vedere dal vivo, e sogni nel cassetto non credo di averne più: me li avete succhiati via tutti uno ad uno; non ci fosse il carcere vi disintegrerei le facce a pugni, bastardi che non siete altro.

Oggi, in controtendenza con me stesso riprendo in mano la mia Grace - credo che sia passato più di un anno dall'ultima volta che l'ho tirata fuori dalla custodia. Scimmiotto Charlie Christian e Benny Goodman.
Fuori ha smesso di piovere.
Questo post è adolescenziale pure più di quel che scrivo di solito, ma chi se ne fotte. Zerocalcare, me fai mori' ma "la doccia è un hobby borghese come il jazz" un cazzo.
Guardo alla Second Line, penso a Ciprì e Maresco: Palermo come New Orleans? Tutto può essere.

Studio studio studia, lavoro lavoro lavora, corro corro corri.
Oggi, fottetevi tutti: non sono un cazzo di nessuno io, figuratevi voi.

mercoledì, marzo 12, 2014

It would be very very beautiful

Un musicista mi ha confessato che John Lurie starebbe pensando ad un ritorno sul palco dei Lounge Lizards. Tutti.
Non so se per uno spettacolo, una celebrazione, una serie di eventi o cosa, ma sarebbe qualcosa con tutte le formazioni della band che si susseguono per ripercorrerne la storia.
E non so se sono il solo a sbavare, non so se sono il solo a saperlo, non so se poi si farà qualcosa davvero: dico solo "Lounge Lizards".
E sbavo.

lunedì, febbraio 17, 2014

Lost in mine

Saluto la domenica mattina con il più plebeo dei caffè doppi, quello di McDonald's. Fuori, il sottile sbrizzichìo bagna appena le strade e macchia i vetri degli occhiali; i fumatori camminano; le donne mature con lo spaesamento dettato dalla vergogna entrano nelle loro case chiuse, quelle dove si gioca d'azzardo; le chiese mettono in funzione le campane e qualcuno varca davvero la soglia; gli zingari non la varcano invece: chiedono soldi, ma oggi niente ginocchia per terra dato il marciapiedi zuppo né cappello proteso per via delle quattro gocce; qualcuno corre e qualcun altro è in pasticceria: probabilmente qualcuno di quelli ora in chiesa poi li raggiungerà  come un tomwaits al negozio di Zerelda Lee.
Il mio caffè è sul vassoio, in un bicchiere di carta non colmo ma pieno sì. Niente zucchero o cucchiaini: c'è soltanto il bicchiere sul vassoio e sì, riesco a rovesciarlo sul tavolo nel poggiarlo. Asciugo e vado in bagno a lavare le mani.
Lì, la rivelazione. Non vorrei essere mai una portatrice di handicap: condividere la tazza forzatamente col genere maschile che piscia in piedi dev'essere abominevole.
Scatta il sondaggione: quante donne su sedia a rotelle credono nella reincarnazione delle anime?

martedì, febbraio 11, 2014

Gertrudo

Le gambe si muovono in avanti, il torso non lo sento più.
Ho detto il superfluo di te; meno di 24 ore dopo sei depresso e morto da giorni e ritrovato per caso.
Anni fa era C.: c'avevo suonato insieme Today e poi non mi sono neanche avvicinato per salutare quando ne ho avuto la possibilità. Fin quando ne ho avuto la possibilità.
Avevo bisogno di suonare Duk Koo Kim quella volta, e ora non so neanche più come si suoni o si canti.
Ricordo i colpi di bazooka, li ricordo tutti quanti e li trattengo nella carne, e di tanto in tanto basta nulla per farli detonare ancora e ancora.
La moto che ti ha messo sotto ed è scappata guardandoti.
Chi ti parla per inerzia.
Chi senza saper nulla presume.
Parafrasando Emo:
"Perché non metti il vestito buono di papà?"
"Dov'è la vanga?"

martedì, gennaio 21, 2014

Ginnastica ARtIsTicA

È stato un salto compostissimo, e la piroetta, delicata, fuori dell'umano, è stata una danza eseguita col candore di una linguaccia.
La prima cenere che ho conosciuto.